Il Dollaro Americano (USD) viene fortemente comprato sui mercati dei cambi dopo la pubblicazione del dato IHS sull’attività delle piccole e medie imprese statunitensi, che si è attestato a 56,8 dopo il 54,6 di aprile. Anche il dato suoi nuovi ordini nei servizi è stato positivo e migliore delle aspettative. Il tutto dopo che venerdì 1 giugno è stato pubblicato anche il dato sui cosiddetti Non-Farm Payrolls, uno degli indicatori economici più importanti e seguiti sia dagli investitori che dai banchieri centrali della Federal Reserve. I Non-Farm Payrolls (spesso detti NFP) sono market mover sul mercato del lavoro pubblicati con cadenza mensile.
L’ultimo NFP è risultato pari a 223 mila nuovi posti di lavoro, dato ben superiore alle aspettative della vigilia (+190 mila). Il tasso di disoccupazione è sceso al 3,8% dal 3,9% (attese al 3,9%). L’indice dei NFP misura il cambiamento nel numero di persone che hanno trovato impiego durante il mese precedente, escluso gli operai e gli impiegati governativi e quelli in associazioni no-profit.
I NFP tendono ad essere particolarmente importanti perché forniscono indicazioni riguardo alla creazione di posti di lavoro. Il lavoro, di conseguenza è uno degli indicatori primari sulla capacità di spesa dei consumatori, che a sua volta ha effetto sull’intero assetto economico di un paese. In genere, secondo la teoria generale dei market mover, quando il numero di persone impiegate supera il valore previsto dagli analisti, si innesca un effetto rialzista sul Dollaro Americano.
Un altro fattore che ha condizionato i mercati è stata la decisione relativamente a sorpresa dell’Amministrazione Trump di introdurre dei dazi sull’alluminio e l’acciaio importati dai principali partner commerciali del paese a Stelle e Strisce, tra cui, quindi, il Messico, il Canada e tutta l’Unione Europea. Juncker, presidente della Commissione Europea, ha subito annunciato ritorsioni nei confronti della decisione presa. Questa situazione dovrebbe essere positiva per il biglietto verde sul lungo periodo, perché dovrebbe favorire l’aumento dei prezzi più negli Stati Uniti che nel resto del mondo, in quanto il loro deficit in questo settore è molto più marcato e quindi i prezzi risultano particolarmente sensibili ad una diminuzione dell’offerta.
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