Il dollaro americano (USD) si rafforza sui mercati ai massimi di sette settimane a questa parte, arrivando a raggiungere quota 1,2188 contro l’euro (EUR), prima di ritracciare poco sopra 1,22. Come anticipavamo la scorsa settimana, a dare il là agli acquisti sono stati i rendimenti dei titoli di stato a stelle e strisce, col decennale ormai prossimo al 3%.
A pesare sul cambio e sull’euro sono state, inoltre, le voci sempre più insistenti che segnalano una chiusura dell’attuale governo tedesco a procedere ad ulteriori azioni di federalizzazione europea. Per paura di un’ulteriore erosione di voti da parte dell’AfD, la Merkel deve, perlomeno per ora, desistere dal procedere sul sentiero tracciato da Macron, che vorrebbe come prima tappa la costituzione di un Ministero dell’Economia e delle Finanze dell’Eurozona.
A questa dovrebbe seguire la costituzione di un bilancio federale e l’emissione di debito con garanzie comuni tra tutti gli stati membri, i cosiddetti eurobond.
Anche la situazione politica in Italia non sembra stabilizzarsi, col paese zavorrato da uno dei più grandi debiti pubblici al mondo ancora senza un governo da ormai due mesi. Il Movimento 5 Stelle, che ha sempre avuto posizioni euroscettiche, è al centro di una complessa ragnatela politica che potrebbe vedere la nascita del primo governo con posizioni fortemente critiche nei confronti dell’euro nel Belpaese.
Continuando ad analizzare le performance del biglietto verde, osserviamo che contro lo Yen Giapponese (JPY) la performance è stata simile, in questo caso a trainare il cross ci si è messo il ritrovato clima di fiducia sui mercati internazionali, soprattutto azionari e delle materie prime, da sempre associato a scarse performance per la valuta nipponica.
Tra le uniche valute che riescono a resistere al dollaro c’è la Sterlina Inglese (GBP), che si rafforza fino quasi a quota 1,4. In questo caso sembra che la forte correzione dopo le dichiarazioni del governatore Carney, che ha messo in dubbio un rialzo dei tassi a breve, sia ormai terminata e gli investitori abbiano iniziato di nuovo a prendere posizioni lunghe. Inoltre, gli ultimi sondaggi politici sembrano vedere un rafforzamento dell’asse conservatore e del primo ministro May, che potrebbe avere, perciò, maggiore forza nelle negoziazioni sulla Brexit.
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