Le crescenti tensioni sul fronte siriano frenano i listini mondiali e condizionano i mercati valutari. Ad aumentare le preoccupazioni è stato il tweet nel quale il Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump ha accusato il regime di Bashar al-Assad di essere responsabile del presunto attacco chimico della notte di sabato scorso alla città di Douma, ultima roccaforte ribelle nell’enclave orientale della Ghouta.
Sono circa 500, infatti, le persone che sono state soccorse con segni e sintomi compatibili con l’esposizione ad agenti chimici tossici. La Russia di contro si è dichiarata pronta a reagire al lancio di qualsiasi missile da parte degli Stati Uniti, come ventilato da Donald Trump. In tale contesto, nemmeno il discorso di Xi Jimping sulle concessioni agli investitori stranieri e sulla riduzione delle tariffe sull’import delle automobili prodotte all’estero ha impedito un ulteriore progresso dell’oro fino a quasi 1350 dollari l’oncia, segno di una rinata avversione al rischio da parte del mercato. L’ammontare di oro fisico detenuto dagli ETF globali è così salito al massimo da cinque anni a questa parte.
In questo scenario e anche alla luce degli ultimi dati sulla produzione industriale dell’eurozona in calo, la coppia EUR/USD vira al ribasso e si trova a scambiare poco sopra quota 1,23. Anche dal punto di vista grafico si nota la rottura del supporto rialzista del breve periodo. C’è da segnalare, comunque, che i prezzi al consumo negli Stati Uniti sono inaspettatamente calati per la prima volta dopo sette mesi di fila di rialzi. Il dato costituisce un fatto tranquillizzante per i mercati, che temevano un aumento dell’inflazione ed una Fed meno accomodante del previsto, ma altre componenti mostrano un aumento delle pressioni inflattive.
Secondo il Dipartimento del Lavoro americano l’indice dei prezzi al consumo è sceso a marzo su base mensile dello 0,1% dopo i rialzi di gennaio e febbraio rispettivamente dello 0,5% e dello 0,2%. Le stime erano per una performance invariata. Il dato, depurato dalle componenti dei beni alimentari ed energetici risulta cresciuto dello 0,2% e dovrebbe essere comunque coerente con lo scenario prospettato dalla Fed nell’ultima riunione del board di 3 rialzi del costo del denaro durante l’anno corrente.
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