Che l’industria tedesca dell’automobile sia la leader indiscussa del comparto motori, non è una novità. I tedeschi sono sempre stati infatti in prima fila nella ricerca e nello sviluppo di motori e mezzi di trasporto all’avanguardia, un dato vero oggi come 200 anni fa. Già nel 1883 infatti l’ingegnere Gottlieb Daimler brevettò con largo anticipo il “motore a gas con accensione a tubo incandescente” e la “valvola di scarico” per permettere di controllare la velocità. Si trattava ovviamente di due invenzioni destinate a cambiare per sempre il mondo moderno, in quanto da questi ultimi poi si partirà per sviluppare i successivi e più veloci motori a scoppio. Già 3 anni dopo infatti arrivò da Carl Benz, padre della Mercedes, il brevetto dell’automobile, o perlomeno del suo antenato, con tanto di motore a scoppio e accensione elettrica. I due padri dell’industria automobilistica moderna capirono quindi di poter essere più forti insieme, motivo per cui fusero le loro società per creare nel 1926 a Berlino il colosso Daimler AG.
Da allora la società è sempre rimasta protagonista mondiale per quanto riguarda la produzione e l’innovazione nel mercato automobilistico. Già dal 1930 infatti, per aumentare la produzione, si ricorse all’avanguardistico sistema a catena di montaggio sviluppato in America, ma portato in Europa proprio dai due tedeschi. Inoltre sempre alla Daimler AG si devono l’invenzione della cella di protezione del passeggero, o in tempi più recenti dell’airbag. Le fotografie a cadenza decennale della società mettono comunque in luce una realtà internazionale e solida, che è sempre stata in grado di raddoppiare i propri numeri ogni 10 anni. Col tempo l’azienda si è poi ampliata a settori anche esterni al mondo automobilistico ma comunque legati alla tecnologia veicolare o spaziale. Tra acquisti e cessioni comunque il colosso tedesco è rimasto anche in anni più recenti ai vertici del settore, reagendo con prontezza e serenità alla crisi del 2006 con un accettabile piano di riduzione e vendendo l’anno successivo la Chrysler al fondo americano Cerberus Capital Management. Al momento il titolo è quotato in crescita dello 0,17% a 71,24 euro ad azione, in un trend crescente che lascia ben sperare anche per il 2017.