La nuova settimana inizia subito con grandi movimenti sui mercati del Forex. Il tema dominante è di nuovo quello del dollaro americano (USD) forte e delle valute emergenti deboli, a cui, quest’oggi, si aggiunge anche la sterlina (GBP). La lira turca (TRY), continua la sua spirale negativa, dopo che in mattinata sono stati rilasciati i nuovi dati sull’inflazione. Sebbene tutti gli investitori si aspettavano numeri abbastanza allarmanti, questi hanno superato anche le più fosche previsioni !
L’inflazione è arrivata, infatti, al 17.9%, trainata principalmente dal rincaro delle materie prime, del cibo e di tutti i prodotti energetici. Se si pensa che la valuta di Ankara si è deprezzata di oltre il 30% anno su anno, comunque, si comprende come le cose sarebbero potute andare anche peggio. La banca centrale, dopo il rilascio di questi dati, si è detta pronta ad alzare ulteriormente i tassi e questa novità, essendo stata fino ad ora abbastanza recalcitrante a riguardo, ha permesso di contenere le perdite.
Il cross USD/TRY rimane sotto quota 7, a 6.64, per la precisione. Il peso argentino (ARS) e il real brasiliano (BRL) continuano anche loro a perdere terreno, dopo che la crisi argentina ha in qualche modo iniziato a contagiare tutte le valute dell’America Latina – anche il peso messicano (MXN) è piuttosto debole. L’Argentina, colpita dalla speculazione internazionale, ha più volte alzato i tassi sulla sua valuta sovrana, portandoli a oltre il 60%, ma il mercato vede rischi politici per il governo di Macri e numeri macroeconomici davvero pessimi.
La sterlina, invece, viene penalizzata, tra le altre cose, dal dato di Markit sull’attività manifatturiera, sceso al minimo da 25 mesi a questa parte a 52.8. Se il dato fosse inferiore a 50 significherebbe contrazione.
Contro l’euro (EUR) il cross sfonda di nuovo quota 0.90 e si ferma a 0.9030. Intanto molte multinazionali stanno abbandonando Londra. L’ultima è Panasonic, che ricollocherà il quartier generale delle sue operazioni per l’Unione Europea ad Amsterdam. Sembra che l’impatto economico della Brexit, secondo alcune analisi, possa essere maggiore del previsto, dato che anche nomi come Barclays hanno preso una decisione simile.
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