La notizia che nelle ultime ore ha mosso maggiormente il mercato delle valute tradizionali è la critica del presidente Donald Trump all’operato della FED, che ha provocato una forte spinta al ribasso per il dollaro statunitense (USD).
Trump si è detto deluso dell’operato di Jerome Powell, che è stato, tra l’altro, designato da lui. Il presidente degli Stati Uniti si sarebbe aspettato una politica monetaria più accomodante, mentre invece durante la sua amministrazione sono stati aumentati i tassi per ben 5 volte. Le dichiarazioni in questione non sono state fatte in un discorso pubblico, ma ad un evento per raccogliere i fondi per il partito repubblicano, tenutosi privatamente negli Hamptons.
Trump, comunque, in una intervista alla Reuters successiva, ha rimarcato come le altre grandi economie del mondo, tra cui l’Europa, siano state aiutate nella competizione internazionale grazie all’interventismo delle loro banche centrali. Trump si sarebbe spinto, nell’incontro privato, a definire questi interventi scorretti e frutto di manipolazione. Per via dell’indipendenza garantita alla banca centrale dalla costituzione, però, non è arrivato fino a formulare queste accuse pubblicamente. Il mercato, comunque, ancora considera quasi scontato – con una probabilità del 90%- che a settembre ci sia un ulteriore rialzo dei tassi e un altro ancora prima della fine dell’anno. L’euro (EUR) è stato tra le valute del G-10 quella che ha guadagnato di più, arrivando oltre quota 1.15 contro il biglietto verde. Anche le valute emergenti hanno arrestato la loro corsa al ribasso.
Un altro rumor che gira negli ambienti finanziari è quello di un possibile accordo sui dazi tra Cina e Stati Uniti, che si potrebbe raggiungere grazie a concessioni dall’una e dall’altra parte. L’accordo potrebbe provocare un rialzo dell’azionario e un indebolimento dei beni rifugio. In questa ottica, perciò, va vista la deludente performance della valuta nipponica, lo yen (JPY) che perde circa mezzo punto percentuale contro le altre valute maggiori. Dinamica simile anche per la moneta della Confederazione Elvetica, il franco svizzero (CHF), in ribasso di circa un terzo di punto percentuale.
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