La stimata economista Janet Yellen, dal 2014 presidente della Federal Reserve statunitense, ha ieri parlato di fronte al Senato e alla Camera dei Rappresentanti per rifocalizzare l’attenzione del mondo politico americano su fondamentali temi di politica monetaria.
Da mesi infatti il fantomatico e tanto atteso rialzo dei tassi di interesse si trova in prima pagina nell’agenda della Fed, ma a causa dell’elezione di Trump e di tutti i controversi fatti conseguenti il processo è stato inevitabilmente rallentato e giustamente ponderato. Ora invece la Yellen pare voler velocizzare l’iter, convinta evidentemente che il momento sia finalmente adatto per un cambio di direzione nella politica monetaria intrapresa dagli Stati Uniti. Come da lei stessa affermato infatti “Non sarebbe saggio aspettare troppo tempo per aumentare i tassi”, ed è verosimile a questo punto aspettarsi un aumento dei tassi già dalla prossima riunione della riserva americana, prevista per il prossimo 14 marzo. Si tratta di notizie da tempo attese e tendenzialmente positive, ma nonostante questo oggi il dollaro ha aperto la sessione di mercato in calo dello 0,31% contro le principali valute mondiali nel corso della mattinata, a causa delle prevedibili prese di profitto sul biglietto verde.
Al momento dunque la coppia EUR/USD è negoziata a 1,0636 (+0,39%), USD/JPY a 113,53 (-0,53%) e infine GBP/USD viene scambiata a 1,2502 (+0,34), mostrando quindi un euro in crescita e una sterlina ancora altalenante, mentre a Londra gli analisti si dividono tra chi prevede tempi duri e chi invece vede già la luce in fondo al tunnel della Brexit. Lo yen invece rialza la testa sul biglietto verde, mentre in patria il mercato azionario, dopo il rimbalzo dell’1% di ieri, si è mantenuto all’interno di un range ristretto con leggere pressioni tendenti verso il basso. In calo anche i titoli di diverse aziende esportatrici, molte delle quali appartenenti al settore elettronico e automobilistico.
Meglio, ma non molto, i comparti bancari e assicurativi. Sullo sfondo si muovono infine i tassi obbligazionari americani crescenti, in quanto gli ultimi dati provenienti da Washington su inflazione e vendite al dettaglio segnalano la possibilità di una accelerazione della crescita americana, ipotesi alla quale i nipponici paiono credere.