Telecom Italia è l’azione peggiore di oggi a Piazza Affari, arrivando a perdere quasi il 6%, ai minimi da cinque anni a questa parte. Sulle quotazioni pesano come un macigno due fattori, tra loro in parte collegati: i numeri del primo semestre appena annunciati da Iliad, la concorrente francese di Telecom da maggio sbarcata sul mercato italiano, e la bocciatura del giudizio arrivata dagli analisti di Exane, nota compagnia di analisi finanziaria.

Exane ha tagliato il giudizio sull’ex monopolista italiano da neutrale e sottoperformante, riducendo in maniera abbastanza netta anche il prezzo obiettivo, fissato ora a 0.38 euro per azione. Questa bocciatura arriva dopo che il nuovo operatore di origine francese ha provocato un vero e proprio cataclisma all’interno dello scenario telco italiano per via del suo ingresso a maggio scorso.
Le prime offerte sono state nettamente al ribasso rispetto a tutte quante quelle presenti al momento sul mercato e ben 1.5 milioni di utenti sono passati ad Iliad. La progressione della base clienti rimane molto solida e si è cristallizzata a circa 20000 nuovi utenti al giorno, di questo passo il traguardo dei 2 milioni di clienti sarà raggiunto entro fine settembre. Ma Iliad non è la sola minaccia per Telecom Italia. Anche sul fronte della rete fissa ci sono nuovi e aggressivi concorrenti.
Uno di questi è il duo Open Fiber e Infratel, che sta costruendo una rete in fibra alternativa a quella dell’azienda guidata da Amos Genish. La rete broadband è stata fino ad ora uno dei segmenti più remunerativi, l’arrivo di questi nuovi concorrenti potrebbe provocare un crollo dei prezzi simile a quanto avvenuto nel mercato mobile.
Inoltre bisogna considerare che dietro Open Fiber c’è Cassa Depositi e Prestiti, quindi lo Stato Italiano, al momento è espressione di una maggioranza politica sovranista, che vede di cattivo occhio l’iniziativa privata e la concorrenza del libero mercato. Non è da escludersi che ci possa essere una nazionalizzazione di una infrastruttura critica per il Paese come la Rete a banda larga, soprattutto dopo i proclami successivi ai fatti di Genova.