L’euro (EUR) continua la sua marcia e supera quota 1.17 contro il dollaro americano (USD). L’impressione che ha fatto Jerome Powell al simposio di Jackson Hole, infatti, è che la FED seguirà un percorso di rialzo dei tassi più lento del previsto. In particolare, mentre un ritocco di un quarto di punto il prossimo settembre è quasi sicuro, le chance di un ulteriore rialzo a dicembre sono scese, provocando vendite generalizzate sul biglietto verde.
L’accordo commerciale con il Messico, siglato in pompa magna da Trump, ha avuto il doppio effetto di far correre il peso messicano (MXN), che arriva a 18.73 contro il dollaro e di spingere al ribasso le valute rifugio, come lo stesso dollaro. Questo accordo commerciale è molto importante, in quanto agli occhi degli investitori dimostra come l’amministrazione Trump sia in grado anche di fare e non solo di disfare e potrebbe essere l’anticamera di nuovi accordi simili con i maggiori partner commerciali di Washington.
Se ne verranno siglati altri è probabile che i livelli d’inflazione globale e specialmente negli Stati Uniti saranno minori delle aspettative, spingendo ulteriormente la FED ad avere un atteggiamento da colomba. Altre valute importanti, come il rublo russo (RUB), si apprezzano sul biglietto verde sulla scia della ritrovata propensione al rischio e, nel caso specifico, dal rialzo delle quotazioni del greggio, che nella varietà WTI torna appena sotto i 69 $ al barile. A spingere la moneta di Mosca, inoltre, ci sarebbe la Banca Centrale che ha deciso di diminuire l’acquisto di valuta estera.
Chiudiamo con la lira turca (TRY), che nel rally delle valute emergenti contro il dollaro continua a sottoperformare e, anzi, si indebolisce fino a quota 6.23. Il ministro delle finanze Albayrak ha avvertito la Casa Bianca sul fatto che nuove sanzioni alla Turchia potrebbero destabilizzare ulteriormente la regione, senza però far concreti passi avanti nei confronti delle richieste degli stati Uniti e della comunità degli investitori. Il mercato, pertanto, prende atto della situazione e reagisce vendendo la valuta di Ankara, che si contende il triste primato di peggior investimento FOREX dell’anno insieme al peso argentino (ARS).
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