L’euro (EUR) perde terreno sui mercati internazionali, in special modo contro il dollaro americano (USD), portandosi ai minimi dell’anno a circa 1,179. La moneta unica si trova in un chiaro trend ribassista da circa un mese, inizialmente a causa di dati sulla crescita e sull’inflazione della zona euro molto al di sotto delle aspettative.
Ma dal 14 maggio, quando c’era stata una piccola ripresa della moneta unica, che l’aveva spinta fin quasi oltre la resistenza a 1,20, la situazione si è venuta deteriorando rapidamente a causa delle tensioni politiche in Italia.
Sebbene la situazione politica nel Belpaese fosse abbastanza travagliata già da qualche tempo, in particolare dopo le traumatiche elezioni del 4 marzo che avevano visto la netta vittoria di due partiti populisti ed euroscettici, con il rilascio delle prime bozze sul programma di governo i mercati e gli investitori internazionali si sono presi un bello spavento e hanno iniziato a vendere euro e titoli di stato italiani.
In questa bozza, infatti, si ipotizza la messa in discussione dei trattati su cui si basa l’unione politica e monetaria europea, di cui l’Italia è tra i paesi fondatori e pilastro. Inoltre, viene avanzata la richiesta di cancellazione unilaterale di una parte del gigantesco debito pubblico italiano detenuta dalla BCE, nella misura di circa 250 miliardi di euro.
E’ evidente che queste richieste sono del tutto inaccettabili da parte dei partner europei e potrebbero essere un mero pretesto per provocare un default sovrano e l’uscita del paese mediterraneo dalla moneta unica. Se ciò accadesse è molto probabile che l’esperienza dell’euro potrebbe dirsi chiusa e il suo valore scenderebbe di molto.
Gli investitori hanno ancora fresco il ricordo della crisi greca, specialmente durante la primavera e l’estate del 2015, in cui l’euro fu tra le monete più vendute nel contesto internazionale. Inoltre, tra le proposte del nascente governo giallo-verde contenute della bozza, ci sono politiche protezionistiche e sfavorevoli alla congiuntura economica, in gran parte prive di copertura finanziaria, che potrebbero mettere a rischio la flebile crescita in atto.
Sul cambio EUR/USD, infine, pesa la continua crescita del prezzo del petrolio, arrivato quasi a quota 72$ e ai massimi dal 2014.
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