Il tifone Trump continua a imperversare nelle vaste terre d’America, in un conflitto che come tutti porta in alto alcuni e lascia indietro altri. Nello specifico parliamo di oro e dollaro, due asset tra i maggiormente sfruttati mondialmente sui quali le ultime scelte del tycoon hanno influito non poco, pur se in maniera inversa. Il tema riguarda principalmente l’Obamacare, la riforma della sanità voluta dall’ex Presidente Obama e fortemente contestata da Trump in campagna elettorale. Al momento dei fatti però la mozione sostenuta da Donald Trump non ha raggiunto i 216 voti necessari per il via libera alla Camera, un brutto colpo per tutta l’Old Party repubblicano.
Come conseguenza sui mercati finanziari europei l’oro è questa mattina schizzato ai massimi di 4 settimane, mentre a livello internazionale crescono i dubbi e i timori circa il futuro operato del neo Presidente Usa, che dopo il flop sulla sanità sembra più vulnerabile che mai a solo un mese dalla sua elezione. Una inevitabile corsa verso i beni rifugio dunque, visti dagli investitori come sempre solida forma di investimento. I Futures dell’oro hanno raggiunto la soglia dei 1.259 dollari l’oncia, mentre il prezzo del biondo metallo continua a crescere in questo inizio settimana.
Per contro il dollaro è crollato ai minimi degli ultimi 5 mesi contro le principali divise internazionali, pagando il conto delle sconfitte di Trump. Anche in questo caso il caso Obamacare si è rivelato fondamentale, in quanto ha rinnovato i dubbi legati all’agenda del primo cittadino statunitense, ora più in bilico che mai tra mura fiabesche e riforme inattuabili. L’indice del biglietto verde, che replica cioè fedelmente il suo andamento contro un paniere di valute, è infatti sceso dello 0,6% a 98,96 sulla piazza londinese, un dato sconfortante che arriva dopo mesi euforici quanto labili. Il mercato continua a girare innalzando alcuni e affondando altri insomma, ma tutti attendono con ansia e incertezza le prossime scelte di Trump legate alla riforma fiscale, alla deregulation e alle spese per le infrastrutture.