Le criptovalute guadagnano terreno sulla scia di alcune importanti notizie, tra i rialzi maggiori spicca quello dell’EOS che raggiunge quasi il 4%. La prima notizia è l’accelerazione delle previsioni sull’inflazione a livello globale, che è dovuta principalmente al rincaro delle materie prime generalizzato e in particolare del petrolio. L’oro nero ha infatti superato i 71$ al barile nella sua variante WTI per via dell’escalation della vicenda che vede contrapposti gli Stati Uniti all’Iran, vicenda di cui abbiamo discusso giorni or sono per via delle implicazioni anche sul mercato valutario. Le criptovalute sono considerate da sempre un bene rifugio contro l’inflazione e analisi statistiche dimostrano che sono favorevolmente influenzate dai rialzi di quest’ultima, come ci si potrebbe aspettare.
Il secondo fattore che sta muovendo i mercati, inclusi quelle nuove valute digitali, è la situazione in Argentina, che sembra in rapido deterioramento. Il paese dell’America Latina, reduce da importantissimi default negli anni scorsi, sembrava aver svoltato ed essere in grado di finanziarsi stabilmente sui mercati obbligazionari grazie alla nuova amministrazione di Mauricio Macri, molto più attenta a temi di bilancio pubblico, di efficienza e di trasparenza dell’apparato statale.
A causa, però, di alcuni squilibri macroeconomici, di scarso rendimento del settore agricolo dovuto a cattivi raccolti e della discesa dei prezzi di alcune materie prime di cui il paese è un grande esportatore a livello internazionale la tensione sui titoli di Buenos Aires è salita alle stelle (con rendimenti sul decennale prossimi al 7%) e ora si teme che possa ripetersi una situazione simile a quella del non molto lontano Venezuela.
Se ciò dovesse accadere si potrebbe assistere ad una ulteriore svalutazione della moneta nazionale, il peso argentino (che ha già perso oltre il 50% del proprio valore contro il dollaro americano solo nell’ultimo anno) e una corsa da parte della popolazione all’acquisto di beni non soggetti a confisca o legislazione statale, come i beni preziosi e le criptovalute.
Molti analisti stimano che la crisi venezuelana abbia spinto almeno un 10% della popolazione ad investire in criptovalute; se una situazione simile dovesse ripetersi anche in Argentina, che ha una popolazione maggiore ed è la seconda economia del Sud America, l’impatto sui prezzi potrebbe essere davvero importante.
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