La sterlina della Gran Bretagna (GBP) continua nelle sue oscillazioni all’indomani degli ultimi risvolti riguardanti la Brexit. Il movimento, che tutto sommato può essere considerato positivo per la valuta di Sua Maestà la Regina, è partito dopo che il capo negoziatore sulla Brexit per l’Unione Europea, Michel Barnier, aveva fatto dichiarazioni mercoledì scorso che facevano presupporre come ormai una intesa fosse vicina.
Queste dichiarazioni sono poi state in qualche modo annacquate, dopo che lo stesso negoziatore capo, tornato sul tema durante una intervista ad una radio tedesca, ha ribadito che tutte le opzioni rimangono sul campo e di rimanere pronti, perciò, anche allo scenario peggiore, la fine dei negoziati senza un accordo. L’Unione europea rimane il primo partner commerciale del Regno Unito e se non si farà qualcosa per contenere i dazi e i controlli alle frontiere l’impatto su entrambi potrebbe essere devastante. Le prossime date da tenere d’occhio sono quelle del 20 settembre prossimo, quando Barnier incontrerà il nuovo ministro per l’uscita dall’Unione Europea del governo May, Dominic Raab. Ricordiamo che il vulcanico Johnson si è dimesso non molto tempo or sono, in contrasto con la posizione della Premier, considerata troppo conciliante e sottomissiva nei confronti di Bruxelles.
La sterlina è arrivata a essere scambiata sotto i 90 centesimi per euro (EUR), livelli che non vedeva da una settimana. Raab, dal canto suo, è sembrato più ottimista e ha dichiarato che un accordo è alla portata. Un termine informale, stabilito dai partner dell’eurozona, è per il 18 ottobre prossimo, giorno in cui ci sarà un summit dei leader continentali.
I punti più caldi rimangono il confine in Irlanda del Nord e sul commercio, dove la Gran Bretagna vorrebbe scegliere i prodotti su cui permettere una supervisione da parte di Bruxelles e dove no. Questo atteggiamento è visto come fumo negli occhi, specialmente dalla Francia, in quanto potrebbe invogliare altri membri ad uscire, provocando un distruttivo effetto a catena. Non è pensabile, sia per Macron che per la Merkel, che venga fatta una specie di “Unione à la carte”.
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