La crisi turca non accenna a calmarsi e, anzi, accelera drammaticamente in queste ultime ore e inizia a contagiare tutti i mercati mondiali. Solo qualche giorno or sono abbiamo trattato della crisi diplomatica con gli Stati Uniti e come le condizioni per un irrigidimento delle parti ci fossero tutte, compresa il tema spinoso legato al credo religioso. Ebbene quelle previsioni si sono prontamente avverate, con Erdogan che ha esortato il suo popolo alla lotta in nome di Allah e il cambio che è andato a finire oltre 6 lire turche (TRY) per dollaro (USD), ai massimi di sempre.
Sebbene questa situazione prima di oggi avesse prodotto un contagio limitato su altri mercati finanziari ed altri asset, adesso inizia ad averne uno molto più forte ed evidente. La BCE ha da poco avvertito dai rischi di un’esposizione verso la Turchia e tra i soggetti esposti ci sono alcune grandi banche dell’eurozona, che sono sottoposte alla sua supervisione. Una di queste è la spagnola BBVA, l’italiana Unicredit e la francese BNP, che sono tutte in netto calo dopo la notizia. In generale tutto l’indice bancario europeo è sotto pressione, in quanto con la Turchia hanno fatto affari più o meno tutti.
La Germania, ad esempio, avrebbe una forte esposizione, anche a causa della storica forte presenza turca e curda nel paese per via dell’emigrazione. In forte perdita è anche l’euro (EUR), che arriva a 1.146 contro il biglietto verde, ai minimi da agosto 2017. Gli investitori temono che ci possano essere forti svalutazioni degli asset turchi, di cui, come abbiamo spiegato pocanzi, l’eurozona è ampiamente esposta. Inoltre si teme l’effetto geopolitico, con l’accordo firmato con Ankara per arginare il flusso migratorio proveniente dal Medio Oriente che potrebbe risentirne in caso di un protrarsi della crisi.
Un suo riavvio incontrollato potrebbe dare nuova spinta ai movimenti politici populisti, che, in genere, sono molto dannosi per l’economia. In queste ultime ore si inizia a vociferare di un possibile intervento del Fondo Monetario Internazionale. L’intervento del fondo potrebbe essere l’ultima spiaggia per ridare un poco di credibilità sui mercati finanziari all’esecutivo guidato da Erdogan.
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