Gli ultimi giorni sono stati catastrofici per il mercato delle criptovalute. Abbiamo assistito a fortissime perdite che non hanno risparmiato nessuna valuta digitale. Anche il Bitcoin (BTC), spesso considerato un “bene rifugio” tra le altre, è colato a picco fino a toccare quasi quota 6000$, con un ribasso che negli ultimi 7 giorni sfiora il 40%. A pesare è il timore di nuove regole sulle valute digitali – dopo la Corea del Sud e la Cina, ad affilare le armi sono ora anche gli Stati Uniti che puntano a una maggiore trasparenza del mercato tramite l’imposizione di nuove regole – e un nuovo allarme lanciato dal presidente della Bce.
Mario Draghi, il governatore italiano della Banca Centrale Europea eletto nel 2011, infatti, ha affermato che il Bitcoin e in generale le criptovalute sono da considerarsi come asset molto rischiosi, soggetti ad una alta volatilità e alla speculazione. Ha affermato, inoltre, che la BCE, in quanto organo di controllo, provvederà ad attuare tutte le misure necessarie affinché l’esposizione degli istituti finanziari dell’eurozona sia minima. I timori sul destino delle criptovalute serpeggiano anche tra gli istituti inglesi. Queste ultime temono che, col crollo in atto, siano gli istituti di credito a dover pagare il conto dei clienti che si sono indebitati per acquistare criptovalute a debito.
Ed ecco perché hanno cominciato da oggi a bloccare ogni transazione sulle piattaforme digitali che viaggiano attraverso le carte di credito. A prendere per primo la decisione è il Lloyds Banking Group, che ha vietato ai propri clienti l’acquisto di Bitcoin e altre criptovalute attraverso la piattaforma delle proprie carte di credito. Il divieto, operativo a partire da oggi, si applica ai clienti di Lloyds Bank, Bank of Scotland, Halifax e MBNA.
A rinforzare l’ondata di vendite è stato pure il tracollo dei mercati finanziari tradizionali, con il Dow Jones e il S&P500 che hanno registrato le più forti perdite dal 2011. I dati sull’inflazione, infatti, hanno segnato un’accelerazione di quest’ultima che spingerà la Federal Reserve ad una stretta sui tassi molto più rapida di quanto era preventivato dagli investitori. Tutti gli asset percepiti come “rischiosi” sono crollati, come ad esempio l’azionario e i bond emergenti, anche se in maniera molto più contenuta rispetto alle criptovalute. AMD e NVIDIA, le principali fornitrici di schede video per il mining, hanno registrato perdite molto più importanti di quelle generali del mercato in quanto si prevede che questa attività risentirà fortemente e negativamente dei prezzi correnti delle criptovalute.
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