Il Rublo (RUB) viene venduto sui mercati internazioni e sprofonda, in special modo contro euro e dollaro, per via delle nuove sanzioni comminate dall’amministrazione Trump. Il cambio col biglietto verde è arrivato a sfondare quota 60, livello che non si registrava dal luglio scorso, che corrisponde ad un ribasso giornaliero di circa il 3%.
I massimi storici di circa 75, registrati nel gennaio 2016, sono ancora relativamente lontani. In contemporanea, i rendimenti dei governativi di Mosca sono in rialzo e la borsa mette a segno la giornata di maggiori ribassi da quattro anni a questa parte. Il motivo delle sanzioni è da ricercare nella politica estera sempre più aggressiva perseguita da Putin e nelle interferenze nella vita politica interna americana (il cosiddetto Russiagate), o perlomeno questa è l’opinione di Washington.
Nello specifico nel mirino questa volta sono finiti 7 businessmen, 12 compagnie e 17 alti funzionari: i loro assets negli Stati Uniti sono congelati, mentre è scattato il divieto per gli americani di fare affari con loro.
L’obiettivo numero uno è Oleg Deripaska, sospettato di essere vicino a Paul Manafort, un tempo responsabile della campagna presidenziale di Trump. La sua azienda Deripaska controlla Rusal, il primo produttore russo di alluminio e il secondo al mondo: il 14% dei suoi ricavi hanno origine negli Stati Uniti. Le sanzioni americane, ha fatto sapere la compagnia lunedì mattina accendendo la crisi, potrebbero innescare dei default tecnici su alcuni impegni di Rusal.
Anche gli ultimi sviluppi in Siria, con il regime di Assad, appoggiato da Putin e accusato di attacchi chimici nei confronti delle ultime roccaforti dei ribelli, hanno contribuito ad inasprire il clima di scontro.
Anche la Lira Turca (TRY) è in forte perdita, arrivando a quota 4,03 contro il dollaro. Il movimento del prezzo continua lungo il canale disegnato qualche giorno or sono e fa presupporre che possano essere toccati i 4,1 dollari per lira durante questa settimana. Ad accentuare le perdite, le dichiarazioni della Banca Centrale di Ankara che fanno presagire nuovi stimoli monetari per un’economia ritenuta già “surriscaldata” e la situazione geopolitica nella vicina Siria in deterioramento. Molti investitori ritengono che solo decisi rialzi dei tassi potranno fermare questa emorragia.
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