L’euro (EUR) e il peso messicano (MXN) soffrono perdite significative quest’oggi a causa della politica. Mentre nel primo caso la flessione è di circa lo 0.4% contro il dollaro (USD), per la valuta centroamericana la disfatta è di proporzioni molto maggiori, tanto che arriva a perdere oltre l’1%, sempre contro il dollaro americano, valore di riferimento mondiale.
A provocare la fuga degli investitori dalla moneta messicana le elezioni svoltesi nella giornata di domenica 1 luglio, che hanno decretato la netta vittoria del candidato alla presidenza López Obrador. candidato definito da alcuni di sinistra e da altri populista ma che la stampa locale ha battezzato l’anti “Donald nazionale”.
Viene infatti visto come la risposta del Paese al tentativo di Trump di indebolire l’economia messicana, in altre parole una specie di ribellione allo strapotere del potente stato confinante. Meade, il partito al potere dell’attuale presidente, esce sconfitto dalla tornata elettorale. Ora i mercati hanno paura che le politiche di Obrador siano troppo di sinistra e sfavoriscano la crescita e gli investimenti nel paese favorendo il protezionismo e lo stato sociale.
Il Messico sta affrontando da diversi anni una crisi economica abbastanza importante, scatenatasi all’indomani della caduta del prezzo del petrolio, di cui il paese è un forte esportatore possedendo Cantarell, il secondo giacimento al mondo per dimensioni. Inoltre, molte aziende statunitensi stanno minacciando di chiudere le loro attività nel paese a causa delle pressioni che ricevono dall’amministrazione Trump per riportare le attività produttive all’estero in patria.
Anche l’euro, come accennato in precedenza, è in affanno, dopo che l’alleato della CDU, la bavarese CSU, si è detta scontenta dei risultati del vertice UE sui migranti, chiedendo che la Germania possa essere in grado di respingere queste persone unilateralmente al confine. Il loro leader, il ministro dell’interno Seehofer, si è dapprima dimesso dal suo incarico, per poi lanciare un ultimatum e dare fino a tre giorni di tempo all’alleata (per ora) Angela Merkel per trovare una soluzione migliore e che soddisfi le istanze del suo partito.
La crisi politica affossa anche l’indice DAX, che arriva a perdere oltre il 2%. Infine, a pesare sul principale cross valutario mondiale, ci si è messo anche l’indice ISM dei direttori agli acquisti del settore manifatturiero di giugno, che si è attestato a oltre 60 dai 58.4 previsti e sta dando forza al biglietto verde.
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