Questo inizio settimana è abbastanza turbolento sui mercati dei cambi, assistiamo ad un ulteriore indebolimento di tutte le valute dei mercati emergenti e un generale rafforzamento del dollaro (USD). La lira turca (TRY) guida questa poco invidiabile classifica, dopo aver di recente perso quota 5 contro il biglietto verde. I rapporti tra il paese mediorientale e gli Stati Uniti sono ormai ai minimi storici e l’escalation di ritorsioni economiche è in atto. L’ultimo episodio si è verificato qualche ora or sono e coinvolge le importazioni dalla Turchia fatte negli Stati Uniti: il Dipartimento del Commercio ha appena annunciato, infatti, l’imposizione di tariffe doganali.
Anche per la moneta unica (EUR) sono giornate amare: contro il dollaro il cambio è sceso fino a 1.155. Il motivo principale di tale situazione è una serie di dati non molto confortanti. Già nel fine settimana scorso sono uscite previsioni più fosche per molte economie di eurolandia. In Italia, ad esempio, si prevede una crescita inferiore alle aspettative e un mercato del lavoro che, dopo molti anni di recupero, produrrà una disoccupazione in crescita rispetto all’anno precedente.
L’ultimo dato di oggi, che ha destato scalpore, è quello relativo agli ordini industriali in Germania, visti in contrazione del 4% rispetto ad una previsione di un meno 0.3%. Anche il dato sull’attività costruttiva è deludente, con l’indicatore sceso la soglia dei 50 punti, che implica una contrazione.
Anche la sterlina inglese (GBP), una delle valute delle nazioni più forti e solide al mondo, mostra sempre più spesso una volatilità simile a quella delle valute dei paesi emergenti. Probabilmente ciò è dovuto all’effetto Brexit, come il recente indebolimento contro le altre valute principali. Contro l’euro il cambio si avvicina di nuovo a quota 0.9, pur dopo l’annuncio inaspettato da parte dei mercati di un ulteriore rialzo del tasso di riferimento, portato a 0.75% il 2 agosto scorso con un voto 9 a 0 da parte del board della Bank of England, e pur in presenza di una debolezza manifesta della moneta unica, come analizzato pocanzi.
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