Fondata nel lontano 1870 dai più importanti banchieri privati di Amburgo, la Commerzbank è tuttora la seconda banca più grande della Germania, e un pezzo importante della storia economica tedesca. Dopo soli 3 anni dalla fondazione l’istituto aprì una seconda filiale a Londra, che rimase attiva fino alla Prima guerra mondiale, e verso la fine del secolo ne aprì altre due in patria, una a Berlino e una a Francoforte sul Meno, dove tuttora si trova la sede principale della banca.
Negli anni ’20 quindi, quando la banca contava già su una discreta rete internazionale, essa si espanse attraverso l’incorporazione di più di 50 banche locali, prendendo il nome di Commerz-und Privat-Bank. Un colosso ormai affermato dunque, ma che come tutti sentirà il peso della crisi del ’29/’30: in quella situazione di estrema difficoltà, fu il governo dell’allora Repubblica di Weimar a risolvere la questione, deliberando un documento nel quale si prevedeva una fusione tra la Barmer Bank e appunto la Commerzbank, all’epoca tra le maggiori banche tedesche: mediante un aumento di capitale la maggioranza dell’istituto di credito fu trasferita nelle mani dello Stato, per poi nel 1937 essere nuovamente trasferite a privati. Nel 1940 quindi fu ufficialmente adottato il nome completo Commerzbank Aktiengesellschaft, e come simbolo venne scelto una “C” alata per simboleggiare il dio greco del commercio e degli scambi Mercurio.
Durante invece l’occupazione militare della Germania avvenuta dopo la Seconda guerra mondiale, le banche statali furono smembrate, in alcune zone addirittura tutte le proprietà vennero espropriate senza indennizzo. Nelle rimanenti parti della Germania furono costituite invece delle banche regionali. Nello specifico la Commerzbank fu divisa in 9 sottobanche, e tale rimase fino al 1952, quando con la legge sulle grandi banche tedesca esse furono riunite in 3 grandi gruppi, che furono infine riuniti nuovamente nel 1958 nel grande progetto Commerzbank AG. Oggi il gruppo Commerzbank è una realtà solida e internazionale, e anche se nel 2016 ha mostrato alti e bassi sui grafici ha ripreso dallo scorso agosto a crescere. Da allora il trend non si è mai fermato, e dai 5,28 di agosto si è arrivati ora ai 9,02 euro per azione, anche se appare al momento difficile fare previsioni per l’immediato futuro.