Come rischiare di perdere $30.000 in Bitcoin, la storia di Mark Frauenfelder

Novembre 2, 2017

4 min

Esistono numerosi vantaggi nel poter accedere ai propri Bitcoin senza dover dipendere da terze parti.
Chiunque può controllare i propri Bitcoin o altre critpovalute senza più dover accedere a banche o ad altri istituti finanziari. Il controllo, grazie alla tecnologia blockchain, è passato nelle mani degli investitori. Ed è questa una delle qualità che ha sicuramente contribuito alla crescita esponenziale di questo mercato.
Ma avere il controllo dei propri investimenti può contenere anche qualche insidia, come ci dimostra la divertente storia di Mark Frauenfelder, giornalista di Wired.

Сi racconta come ha rischiato di perdere $30.000 di valore in Bitcoin

È una storia interessante sotto molti punti di vista, perché ci presenta i rischi che qualunque investitore sprovvisto di competenze tecniche può incorrere se non prende le dovute precauzioni.
È necessario infatti per chiunque voglia avvicinarsi al mondo del critpovalute prendere confidenza con password più sicure, autenticazione a due fattori e in generale con il controllo diretto delle propria sicurezza. Forse all’inizio sarà difficile per alcuni, ma è il prezzo da pagare per poter essere indipendenti da banche e altri istituti centralizzati.
La storia di Mark incomincia nel 2016, quando decide di investire $3.000 euro per acquistare 7.4 Bitcoin.
Mark ha appena cominciato a lavorare per l’instituto Future’s Blockchain Futures Lab, e il suo desiderio è di capire più da vicino le potenzialità del blockchain e della critpovaluta che ha dato origine a questa tecnologia, il Bitcoin.
Passato qualche mese e dopo aver provato a fare qualche acquisto online, il valore di Bitcoin comincia a salire in maniera costante e quasi quotidiana. Così il piccolo investimento che aveva la funzione di testare questa nuova tecnologia comincia a diventare una piccola fortuna alla quale era necessario dare maggiore protezione.
Mark decide quindi di affidarsi al parere di esperti, i quali sono concordi nell’affermare che la soluzione più sicura è un hardware wallet, ovvero una semplice chiave usb che permette di conservare le proprie private keys e di effettuare transazioni senza dover accedere ad internet.

Così Mark si decide ad acquistare Trezor, uno degli hardware wallet più utilizzati.
La configurazione di Trezor è semplice: una volta connesso al computer e collegato al sito principale, vengono fornite 24 parole da scrivere e conservare in un posto sicuro, grazie alle quali, se in futuro Trezor venisse smarrito, sarebbe riuscito a recuperare i propri Bitcoin. E subito viene chiesto di impostare un PIN, anch’esso necessario per accedere al proprio investimento.
Così Mark scrive tutto su un foglietto. Da lì a pochi giorni deve partire per la vacanze, e decide quindi di lasciare questo foglietto a casa, in camera della figlia, la quale al momento era via.
Ma una bella sorpresa lo accoglie al rientro, quando scopre che il fogliettino è stato buttato via dal servizio di pulizie. E non sarebbe stato un grande problema se Mark si fosse ricordato il proprio PIN, avrebbe soltanto dovuto inizializzare Trezor da capo.

Ma purtroppo Mark non si ricorda esattamente il PIN. Lo inserisce qualche volta, è sempre sbagliato, e ogni volta, per questioni di sicurezza, aumenta il tempo necessario per poter riprovarci di nuovo. Mark a questo punto comincia a temere di non poter recuperare più i suoi Bitcoin, che nel frattempo continuavano ad aumentare di valore. Si rivolge a forum online, e al customer service di Trezor, ma sembra che senza quel PIN non si riesca ad accedere a quei Bitcoin. Mark a questo punto è quasi disperato e si rivolge persino ad un ipnotista per poter ricordare il numero scritto su quel fogliettino, ma anche in questo caso il tentativo è invano.
Un giorno, quando ormai le speranze di recuperare quei Bitcoin stavano scomparendo, Mark riceve una mail da Trezor che lo esorta ad aggiornare il sistema, perché c’è qualche traccia di vulnerabilità nella versione precedente. Ed è proprio questa vulnerabilità a rappresentare la futura soluzione per Mark. Si rivolge infatti ad un giovane programmatore consigliatoli da un amico esperto, il quale sarà in grado di recuperare il PIN proprio grazie a questa vulnerabilità, ed al fatto che Mark aveva per questo motivo deciso di non aggiornare il sistema.
Morale della storia? Trovate un posto sicuro dove conservare i vostri PIN e passwords.

E adesso cosa dovresti imparare? Gira la ruota per scoprirlo!

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