Le ultime settimane sono state davvero un bagno di sangue per il mercato delle valute digitali, con perdite consistenti per quasi ognuna di esse. Il Bitcoin (BTC) è arrivato quasi a toccare i minimi di febbraio scorso ed è riuscito da poco a riportarsi sopra quota 7000$, livello molto importante anche dal punto di vista dei supporti grafici.
Una sorte ancora peggiore è toccata alla seconda criptovaluta per importanza al mondo, l’Ethereum (ETH), la cui capitalizzazione è scesa fin sotto quota 40 miliardi di dollari.
A scatenare le vendite sono state una serie di concause, tra cui le prese di beneficio dopo l’enorme aumento di prezzo verificatosi sul finale dello scorso anno, le voci sempre più insistenti di una maggiore regolamentazione del settore e una serie di azioni di messa a bando di alcune attività legate alle criptovalute, come l’advertsing, da parte di colossi online quali Twitter e Google.
Proprio nelle ultime ore anche Reddit ha deciso di non accettare più Bitcoin come forma di pagamento, giustificando la sua decisione per via di alcuni bug riscontrati sulla piattaforma da alcuni utenti. Anche altre attività online, purtroppo, hanno deciso negli ultimi tempi di sospendere le transazioni in criptovalute, soprattutto per la sua volatilità e, in alcuni casi, per problemi legali. Da segnalare come altra possibile concausa del movimento al ribasso c’è la brutta performance dei colossi tecnologici, tra cui spicca in negativo Facebook, colpito da un grave caso di fuga di dati personali degli utenti.
Il primo quarto del 2018 è stato uno dei primi da molto tempo che ha visto le azioni di queste società scendere, per cui non c’è da stupirsi se anche le criptovalute, dato la loro correlazione, siano andate incontro alla stessa sorte.
Un recente report di mercato della banca d’affari Morgan Stanley ha messo in evidenza come il comportamento delle criptovalute ricordi molto da vicino proprio l’andamento del Nasdaq nel 2000, anno in cui perse circa il 78% del valore in 30 mesi.
Vengono analizzati anche i mercati “orso” a cui sono state soggette le criptovalute prima di ques’ultimo, con perdite medie di circa il 44%, percentuale incredibilmente simile a quella dei mercati “orso” del Nasdaq negli ultimi 25 anni. Per questo motivo si potrebbe pensare di iniziare ad accumulare nuove posizioni long di lungo periodo, considerando l’enorme rally dell’indice tecnologico americano dopo lo scoppio della “bolla” del 2000.
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