JP Morgan Chase, la più grande banca al mondo, ha da poco rilasciato 71 pagine di analisi, spunti e riflessioni sul mondo delle criptovalute in generale. Questo lavoro ha ricevuto il nome di “Bitcoin Bible”. Iniziamo subito dall’affermare una cosa molto importante: la banca, in sintesi, considera le criptovalute come un asset ad alto potenziale e che farebbe bene ad essere inserito nei portafogli degli investitori tradizionali al pari delle azioni o delle obbligazioni.
Una prima riflessione viene fatta sulla volatilità di questi asset, che siamo abituati a vedere ogni giorno, con salite e discese anche a doppia cifra. Perché tutto questo è molto raro per le azioni e rarissimo, se non impossibile, per obbligazioni e tassi di cambio?
Molto semplicemente tutto ciò è dovuto al fatto che il mercato delle criptovalute sta ancora muovendo i primi passi, ancora non è maturo come altri. Per questo potenziali investitori non dovrebbero preoccuparsi troppo della volatilità, ma dovrebbero considerarla come un normale effetto collaterale di un bene relativamente nuovo e dalle forti potenzialità distruttrici per l’economia attuale. Man mano che il marcato matura ed entrano sempre nuovi investitori, siano essi long o short, le fluttuazioni dovrebbero assestarsi.
Una seconda riflessione, molto importante per poter prevedere i prezzi, è quella che converrebbe fare molta attenzione all’analisi tecnica rispetto all’analisi fondamentale. Ciò viene spiegato dalla presenza di tantissimi speculatori a breve termine e dal fatto che un’analisi storica dei segnali generati da queste tecniche abbia confermato l’importanza dello studio dei grafici. Per quanto riguarda il rapporto con le banche centrali, si fa notare che queste hanno sempre visto di buon occhio la tecnologia a blocchi, vero asse portante di quasi tutte le criptovalute.
Inoltre, l’enorme espansione dei loro bilanci dal 2007 ad oggi, sebbene potrebbe essere stata la scintilla a far partire lo sviluppo di nuove forme di salvaguardia del valore, al pari dell’oro o altri metalli preziosi, non ha generato l’inflazione che ci si sarebbe potuti aspettare. Quest’argomento, a differenza degli altri, è un tallone d’Achille.
Si pensi solo a stati come il Venezuela e come l’inflazione galoppante abbia convinto molti risparmiatori a rifugiarsi nel settore delle criptovalute e il fatto che i prezzi abbiano reagito, per ovvie ragioni, quasi sempre positivamente.
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