Ormai la notizia è su tutti i giornali e ha catalizzato l’attenzione di tutto il mondo: WannaCry, l’attacco informatico che da venerdì scorso sta infettando pc di organizzazioni e aziende in 150 Paesi, continua a devastare i computer di mezzo mondo, tra cui oggi la maggior parte di quelli cinesi. Il virus, chiamato tecnicamente ransomware, rende inaccessibili i dati dei computer infetti e per ripristinarli chiede il pagamento di un riscatto da effettuare in Bitcoin, la moneta elettronica: i Bitcoin sono una valuta digitale nata nel 2009 e creata dal tuttora anonimo Satoshi Nakamoto, uno pseudonimo giapponese dietro al quale potrebbe celarsi chiunque.
Pratica e immediata, in pochi anni la neonata divisa è diventata la prima e più usata tra le monete elettroniche, anche e soprattutto in quanto completamente autonoma: infatti al contrario di qualsiasi altro bene o valuta essi non sono controllati da nessun organo centrale che ne segua l’immisione sui mercati finanziari. In questo senso essi sono davvero indipendenti, e in effetti l’idea del fondatore era proprio questa, creare una rete di pagamento mondiale che fosse libera, immediata, anonima e non sottostante ad alcuna autorità. Il tema ovviamente è scottante, in quanto si tratta di uno strumento rivoluzionario in grado di provocare effetti devastanti, in positivo ma anche in negativo.
Non si ferma la corsa dei prezzi del Bitcoin: il valore ha superato anche la barriera dei 1.800 dollari a un nuovo massimo assoluto. Prosegue a un ritmo esponenziale il rincaro della criptovaluta: basti pensare che in soli 4 giorni di scambio la capitalizzazione di mercato di una moneta ancora illegale nella maggior parte dei Paesi è salita da 3 miliardi di dollari a circa 30 miliardi. Non sono ben chiari i motivi dietro a una simile richiesta sui mercati, ma tra i possibili fattori si possono citare la legalizzazione in Giappone del Bitcoin e le dichiarazioni di “apertura” di alcuni esponenti di politica monetaria. È già due giorni di fila che il Bitcoin guadagna 100 dollari ogni sessione, un dato tutt’altro che da sottovalutare.
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